Edizione 2024 Sassari, 9-12 ottobre 2024
Viandanze
Donne in viaggio e in movimento nel cinema e negli audiovisivi
Non c’è arrivo non c’è sosta non c’è partenza, ma il succedersi senza tregua.
Patrizia Vicinelli, I fondamenti dell’essere
Attraversare il paesaggio con lo sguardo e con il corpo ha rappresentato per le donne una tappa fondamentale nel processo di emancipazione avviatosi nella cultura euro-americana soprattutto a partire dalla fine dell’Ottocento: esploratrici, giornaliste di reportage, turiste hanno cominciato ad animare il panorama sociale e culturale, mettendo in movimento i corpi fino a quel momento costretti negli spazi domestici, chiusi nelle stecche dei corsetti come nelle stanze di case paterne e maritali. Quando finalmente le donne cominciano a circolare con crescente libertà di movimento, affrancandosi dalle traiettorie dettate dalla necessità (Elkin, 2016), lo stesso spazio urbano si trasforma progressivamente in luogo di esplorazione, e a questo concorre pure l’avvento del cinema. Difatti, come ricorda Giuliana Bruno (2015), con l’invenzione delle immagini in movimento, nel quadro profondamente mutato dalla “dinamite dei decimi di secondo”, le spettatrici possono misurarsi con inedite modalità di attraversamento, grazie anche alla presenza ricorsiva, sugli schermi del primo cinema, dei temi dell’erranza e del vagabondare. Non è un caso, allora, che uno dei film più apprezzati della diva francese Musidora, nella veste di attrice e di regista, sia stato La Vagabonde (1918), adattamento dell’omonimo romanzo di Colette, incentrato sulla storia di una new woman, figura che si discosta dai ruoli tradizionalmente associati alla sfera femminile, segnata, in prima battuta, proprio dalla mobilità fisica e geografica.
D’altra parte il cinema è da sempre luogo di attraversamento, sia nelle sue manifestazioni autoriali che in quelle più popolari (Anselmi e Ruozzi 2003; Muscariello 2012; Cardone 2020). Pensiamo alle passeggiate delle donne nei film di Antonioni: da Claudia e Vittoria (Monica Vitti) in L’Avventura e L’Eclisse (1960, 1962) a Lidia in La notte (1961), interpretata da Jeanne Moreau. La stessa attrice, del resto, aveva percorso le strade notturne di Parigi in Ascensore per il patibolo (Louis Malle, 1957), di poco precedendo i vagheggiamenti di Emmanuelle Riva in Hiroshima mon amour (1959) di Alain Resnais su sceneggiatura di Marguerite Duras, e quelli di Corinne Marchand in Cléo dalle 5 alle 7 di Agnès Varda (1962).
Corpo in transito e in piena viandanza, che associa l’inquietudine della modernità al desiderio di liberazione, quello della flâneuse è un soggetto destabilizzante che si affianca alla voyageuse (Bruno, 2015), nella quale la mappa fisica del viaggio si accosta a un incessante processo di rimappatura interiore che trova nel sentimento di “spaesamento” la cifra della propria geografia emozionale. La voyageuse incarna una nuova idea di esperienza basata sull’erranza, dove il territorio è scandagliato con tutti i sensi e dove lo scopo non è mai impossessarsi degli spazi, ma percorrerli e accettarne lo statuto di mobilità permanente. Ecco allora che i soggetti imprevisti (Lonzi, 1970) e troubled (Butler, 1990), diventano nomadi (Braidotti, 1994): oltrepassando epoche, spazi, generi, come in Orlando di Sally Potter (1992, tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf); ridefinendo i codici del road-movie come nell’iconico Thelma & Luise (per la regia Ridley Scott, su soggetto e sceneggiatura di Carolyn Ann Khouri, 1991); e indagando i sommovimenti e le espansioni dei corpi e del desiderio (Tomboy e Ritratto della giovane in fiamme, Céline Sciamma, 2011 e 2019).
Sovente le donne nomadi sono anche donne anarchiche e senza casa, inclini ad accamparsi negli interstizi più appartati o poco visibili, ridisegnando le loro traiettorie eccentriche nei margini turbolenti del cinema d’avanguardia, di ricerca, indipendente, come Mona in Sans toit ni loi (1985) di Agnès Varda, ma anche Fern in Nomadland (2020) di Chloé Zhao, o la perturbante Anna nell’omonimo film di Alberto Grifi (1973); o ancora, trasportate da stringenti necessità e, insieme, da aperture a nuovi orizzonti, fanno germogliare mondi e spazi nelle dislocazioni e nelle esperienze di migrazione che solcano l’attuale società globalizzata.
La dimensione del viaggio, sempre a partire dalla fine dell’Ottocento, si ammanta inoltre di una nuova capacità di significare i luoghi attraverso la pratica del turismo: se fino ad allora era stato soprattutto il Grand Tour a coniugare racconto di viaggio e immaginazione visiva, con l’avvento della fotografia e del cinema la pratica turistica dà forma al proprio nascente immaginario, a cui anche lo sguardo delle donne – dal film di famiglia a quello amatoriale e sperimentale – contribuisce con punti di vista inattesi. Infine, la dirompenza delle voyageuses di celluloide può passare dalla pellicola alla pagina, sia per mano di chi ha vissuto il cinema sulla propria pelle, sia per mano di spettatrici accorte, che hanno “viaggiato” insieme alle flâneuses sullo schermo. Pensiamo al ruolo delle descrizioni dei set – e dei viaggi spesso avventurosi per giungervi – nelle “divagrafie” (Rizzarelli, 2017 e 2021) e nelle scritture delle e sulle registe. Attrici e cineaste si muovono lungo parabole lavorative spesso costellate di viaggi che assumono il ruolo di veri e propri momenti di Bildung (come accade, ad esempio, in Diario londinese di Lorenza Mazzetti). La viandanza è presente anche in recenti forme ibride di scrittura, a cavallo fra saggio, romanzo e memoir, nelle quali la scrittrice-spettatrice ripercorre i passi della personaggia errabonda (Lauren Elkin a proposito di Cléo di Agnès Varda; Nathalie Léger a proposito di Wanda di Barbara Loden).
È a tutte queste viandanti che guarda FAScinA 2024, giunta alla sua quattordicesima edizione, scegliendo l’ormai consueto approccio transdisciplinare che lega insieme Film e Media Studies, Women’s Studies, Queer Studies, Visual e Cultural Studies, intrecciando la storia del cinema con gli studi sul divismo, sulla produzione, sulle professioni e i mestieri dello spettacolo, sull’attorialità, sull’intermedialità, sulle pratiche amatoriali e sperimentali.
Saremo particolarmente felici di accogliere proposte che, nella molteplicità di approcci, oggetti di studio e metodi di ricerca, vogliano concentrarsi sul ruolo del viaggio, dello spostamento, della viandanza, affrontando i seguenti temi (che intendiamo indicativi ma non esaustivi dei percorsi possibili):
- Flâneuses: passeggiate, cammini, transiti di donne nella storia del cinema
- Il viaggio come dimensione trasformativa e formativa nella storia del cinema narrativo, documentario, sperimentale
- Teorie in movimento: erranze tra pratica del cinema, scrittura sul cinema, pensiero sul cinema
- Il road-movie abitato dai corpi delle donne: espansioni del genere
- Il transito come dimensione dell’alterità e del nomadismo di genere
- La fotografia di viaggio e i fototesti
- Spettatorialità, viaggio, movimento
- Lo sguardo delle esploratrici, viaggiatrici, turiste: i fondi di famiglia e il loro riuso nel cinema di found footage
- La dimensione del viaggio e dell’altrove nelle narrazioni autobiografiche di registe, attrici, montatrici, produttrici e altre donne attive nelle professioni del cinema
- Abiti di viaggio nella storia del cinema narrativo, privato, sperimentale
- I mezzi di trasporto e movimento: corpi, natura, tecnologia
- Il viaggio nella storia e nella produzione televisiva contemporanea
- Sguardi di donne e nuove traiettorie di cineturismo
Le interessate possono inviare una proposta di intervento – titolo, abstract (max 1.000 caratteri), curriculum vitae e breve bio – a fascina.forum@gmail.com entro il 21 aprile 2024.
L’accettazione delle proposte verrà comunicata entro il 30 aprile 2024.
La lingua del Forum, che si svolgerà presso l’Università di Sassari, è principalmente l’italiano. Verranno tuttavia valutate proposte anche in inglese, francese, spagnolo.
Comitato promotore: Lucia Cardone, Luisa Cutzu, Sara Martin, Anna Masecchia, Federica Piana, Farah Polato, Stefania Rimini, Maria Rizzarelli, Beatrice Seligardi, Giulia Simi, Chiara Tognolotti.