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FAScinA 2020_Le sperimentali: tra cinema, videoarte e nuovi media

Giusy Calia

a cura di Luisa Cutzu

Giusy Calia nasce a Nuoro nel 1971. Prende in mano la sua prima macchina fotografica all’età di 15 anni e da quel momento non riuscirà più a lasciarla andare. Il suo percorso artistico cresce contestualmente con gli studi teorici, sempre più approfonditi, e oggi ancora in corso: attualmente sta infatti scrivendo la tesi per la laurea in psicologia clinica incentrata sul potere curativo delle immagini, lavoro ispirato ad Aby Warburg e al suo atlante Mnemosyne

Gli studi hanno giocato un ruolo fondamentale nella vita dell’artista: le hanno permesso di ampliare la conoscenza della letteratura e di indagare i meandri della psicologia umana e le metodologie della psicoterapia. Il suo sapere è riscontrabile nelle numerose opere fotografiche e, da qualche anno, anche nelle produzioni in video. Formazione teorica e pratica dell’arte sono cresciute di pari passo, come lei stessa ammette. È il tema della follia a prevalere nella sua ricerca: per la sua prima laurea in lettere scrive una tesi dal titolo La follia nella letteratura tedesca. Il daimon goethiano; prosegue poi con la laurea in filosofia, per la quale prepara una tesi su Alda Merini che, reduce da un lungo periodo nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, segna profondamente il percorso artistico di Calia; la tesi del suo dottorato in Letterature Comparate, infine, è incentrata ancora una volta sull’indagine delle immagini della follia.

In continuità con gli studi, sono numerosi i lavori dell’artista che esplorano la psiche umana e le sue deviazioni dalla norma, fino ad approdare all’indagine sui luoghi abbandonati nei quali riesce a ritrovare tracce di chi li aveva precedentemente vissuti.

L’ampia formazione teorica non esclude quella pratica: per perfezionare le sue tecniche dell’audiovisivo, Calia ha frequentato un corso intensivo di fotografia presso l’Accademia John Kaverdash di Milano e un corso di videomaking presso la New York Film Academy, che ha portato alla realizzazione di Corpi Liquidi, prima opera in video proiettata in pubblico a Sassari nel 2007 durante la serata di chiusura del corso. 

Nell’ottica di una pratica radicata nel partire da sé, ogni progetto fotografico rappresenta una parte di Calia. Non c’è solo la ricerca e la creazione di un mondo, dunque, ma è presente anche un’indagine del proprio io che l’artista dona al pubblico. La volontà, come lei stessa afferma, è quella di rintracciare «quello che gli altri scarta[va]no e poi mettere in risalto la bellezza di quegli scarti».

La sua è un’esplorazione delle esperienze di turbamento e di uscita dalla norma: follia, patologie psichiche, relegazione ai margini di persone e luoghi, abbandono, sono tutti elementi che trovano nelle fotografie e nei video di Calia una forma di riscatto e di ricollocazione nel mondo. Emblematici di questo percorso sono i lavori DNA, che raccoglie numerosi scatti sulle cere anatomiche; A Room of One’s Own e Case Matte, entrambi composti da immagini scattate all’interno di manicomi abbandonati; infine Macchie di Rorschach, le cui foto sono state realizzate su un campo innevato, che rimanda al ben noto test psicologico di indagine della personalità.

Calia è un’artista instancabile e insaziabile: il suo desiderio di indagare l’animo umano la spinge verso una continua ricerca di spunti che possano arricchire ulteriormente non solo il suo archivio artistico, ma anche la sua componente spirituale. La sua passione è mossa da un costante «innamoramento per la vita», come lei stessa lo definisce.

Giusy Calia inizia a far conoscere la sua arte attraverso le mostre di strada, dedicate a persone a lei care; questo tipo di esposizione le ha permesso di non avere limitazioni, di esprimersi al meglio e di arrivare dritta al cuore di coloro che l’avevano ispirata. Ed è proprio grazie a una di queste mostre che ha catturato l’attenzione dell’allora direttrice del museo MAN di Nuoro, Cristiana Collu che, nel 2008, cura la sua prima mostra personale Hai mai visitato i miei sogni?.

Molte altre personali le sono state dedicate in Italia, tra cui, oltre alla già citata mostra al MAN di Nuoro del 2008, spicca Alchimia dell’immagine al MART di Rovereto (2013/2014). Il suo nome ha avuto anche risonanza internazionale grazie alla partecipazione in diverse mostre collettive, come Venti per Una – Uno sguardo Laterale,che ha portato gli scatti di Calia dalla Biennale di Mosca nel 2013 e a Zagabria nel 2014. 

La sua produzione continua ancora oggi. Attualmente sta lavorando ad alcune opere video a partire dalle sue foto e ha iniziato un sodalizio artistico con Marzia Lioci, sua musa e performer, che prende il nome di Cuore Taglia Unica. Le loro opere sono state esposte nei musei di Verona, Padova, Brescia, Cagliari e Sassari. 

Le opere di Giusy Calia non sono, al momento, conservate in musei o archivi: le sue opere fotografiche sono riprodotte nei cataloghi delle mostre a lei dedicate o sono rintracciabili presso collezionisti privati che le hanno acquisite nel tempo. Alcune fotografie sono visibili sui suoi canali social personali – Instagram e Facebook; le opere in video, invece, non hanno canali distributivi: sono lavori ancora del tutto inediti che auspichiamo trovino il giusto luogo nel quale essere presentati al pubblico.

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