a cura di Anita Trivelli
Marie Menken (già Menkevicius) nacque il 25 maggio del 1909 a New York da genitori emigrati dalla Lituania, e morì nella stessa città il 29 dicembre del 1970. Nel 1937 sposò il poeta, docente e cineasta Willard Maas, e con lui fondò la cooperativa cinematografica Gryphon Group – attiva tra gli anni Quaranta e i Sessanta del Novecento – che anticipava la fondazione della Filmmakers Cooperative, varata nel 1961 a seguito della nascita, nel 1960, del New American Cinema Group.
Marie e Willard erano noti nel jet set artistico e culturale dell’epoca, ed erano famose le loro feste con celebrities (da Arthur Miller a Truman Capote a Andy Warhol) nell’attico al n. 62 di Montague Street, a Brooklyn Heights. Il rapporto tra i coniugi fu complesso e conflittuale. Come ha dichiarato la stessa Menken, lo scrittore Edward Albee, ospite assiduo della casa di Marie e Willard, fu ispirato dalla loro tempestosa vita coniugale per la stesura del suo dramma teatrale Chi ha paura di Virginia Woolf?, che divenne l’omonimo film nel 1966, diretto da Mike Nichols, con Liz Taylor e Richard Burton nel ruolo dei protagonisti Martha e George, due figure riconducibili a Menken e Maas.
“Superstar” del cinema di Andy Warhol (si pensi al film-manifesto warholiano The Chelsea Girls, del 1966, dove interpretò il ruolo della madre di Gerard Malanga), Marie fu pittrice astratta e per anni esperta grafica, e inizialmente raggiunse la notorietà per i suoi quadri e non per i film. La prima personale si tenne nel novembre 1949 presso la Betty Parsons Gallery di New York (alla sua seguì quella di Jackson Pollock, nel 1951).
Esordì nel cinema nel 1943, curando la fotografia di Geography of the Body di Maas, con il quale collaborò in seguito per Image in the Snow (1951) e Narcissus (1955). Lavorò per la Signal Corps statunitense (1941-1946) come addetta agli effetti speciali in film d’esercitazione e documentari di guerra. Una competenza che le valse la collaborazione alla realizzazione di due film di Maya Deren, At Land (1944) e The Very Eye of Night (1959).
A parte la scarsità di documentazione, una precisa datazione dei film di Menken è complicata dal fatto che la cineasta rilasciava raramente delle versioni definitive dei suoi lavori; il marito la incalzava per l’inserimento di titoli e colonne sonore.
Il suo primo film, Visual Variations on Noguchi (1945), getta le basi della sua pratica cinematografica, che sperimenta diverse tecniche di animazione, incluso il collage e le riprese in stop-motion (a scatto singolo), di cui fu autentica pioniera. Tuttavia, la regista continuò per anni a proiettare i suoi film solo a casa, fin quando gli amici la convinsero a mostrarli in pubblico, come si apprende dal cine-ritratto Notes on Marie Menken (2006) di Martina Kudláček: un tributo al ruolo misconosciuto della cineasta all’interno della storia del cinema, e una (ri)scoperta della sua opera intesa, nel complesso, come un “cinediario” espanso. L’anteprima newyorkese di Notes on Marie Menken si è tenuta nel 2007 presso l’Anthology Film Archives di Jonas Mekas, grande amico e mentore di Menken, la cui opera aveva consacrato con una rassegna organizzata presso il Charles Theater a New York, a fine dicembre 1961. Nella sua rubrica cinematografica del Village Voice, il 4 gennaio 1962, lo stesso Mekas celebrava il lavoro di Menken tra «i migliori del nostro cinema poetico contemporaneo».
Al 1957 risalgono Glimpse of the Garden, Hurry! Hurry! e Zenscapes; del 1959 è Dwightiana, un esempio pionieristico di ritratto cinematografico, animato da una sensibilità che si ritroverà in altri suoi film-portrait, come Arabesque for Kenneth Anger (1958-1961), Bagatelle for Willard Maas (1961), Mood Mondrian (1961-1963), Drips and Strips (1961-1965) e Andy Warhol (1965).
Nel 1961 ebbe luogo l’anteprima di notebook (1940-1963), un film in progress antesignano del cinediarismo, costituito da frammenti ripresi nel corso dei due decenni precedenti e articolati in nove segmenti filmici: raindrops, greek epiphany, moonplay, copy cat, paper cuts, lights, nightwriting, the egg e etcetcetc… Da notebook deriva il seguente trittico: Eye Music in Red Major (1961, dal primo lights), Moonplay (dall’omonimo segmento) e Lights (da nightwriting), questi ultimi elaborati dal 1961 al 1966.
Go! Go! Go! (1962-1964), sulla frenetica pulsazione quotidiana di New York, è contrappuntato da Wrestling (1964), chelavora sulle immagini televisive dei lottatori, alterate fin verso l’astrazione. In Sidewalks (1961-1966), invece,la mdp puntata sul suolo esplora crepe, macchie, rifiuti e altri dettagli minuti di strade e marciapiedi urbani, generando paesaggi astratti filiformi e puntiformi a campiture nero-grigie. Infine Excursion (1968) trasfigura un viaggio in barca che costeggia Manhattan in un movimento dal ritmo frenetico, grazie al palpitante montaggio della pellicola.
FILMOGRAFIA
La filmografia di Marie Menken è in dotazione dell’Anthology Film Archives (New York)
Visual Variations on Noguchi (1945)
Glimpse of the Garden (1957)
Hurry! Hurry! (1957)
Zenscapes (1957, incompiuto)
Dwightiana (1959)
The Gravediggers from Guadix (1960, incompiuto)
Arabesque for Kenneth Anger (1958-1961)
Bagatelle for Willard Maas (1961)
Drips in Strips (1961- 1965)
Eye Music in Red Mayor (1961)
Moonplay (1961, incompiuto)
Mood Mondrian (1961-1963)
Sidewalks (1961-1966, incompiuto)
notebook (1940-1963)
Go! Go! Go! (1962-1964)
Watts with Eggs (1964-1967)
Wrestling (1964)
Lights (1962-1966)
Andy Warhol (1965)
Excursion (1968)
FONTI
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M. KUDLÁČEK, Notes on Marie Menken [2006], Digital video/35mm, Icarus Films, Brooklyn, NY 2007
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