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FAScinA 2016_Essere (almeno) due. Donne nel cinema italiano

Le imperfezioni come spazio di libertà

di Maria Federica Piana

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È di recentissima pubblicazione Imperfezioni. Studi sulle donne nel cinema e nei media, secondo titolo della collana di FAScinA  (Forum annuale delle studiose di cinema e audiovisivi) e che nasce dalle giornate del forum dell’anno precedente.
Sono stati infatti gli incontri di FAScinA il punto di partenza per i trenta contributi raccolti nel volume. L’imperfezione costituisce il tema centrale della riflessione, declinato nelle più svariate forme a seconda degli interessi delle autrici.
Si è partiti quindi da una riflessione sull’imperfezione in ambito cinematografico, ragionando su come essa abbia rappresentato, per le donne che si sono avvicinate alla settima arte, non un limite bensì un inaspettato spazio di libertà, intesa come possibilità di sperimentazione, di allontanamento dai canoni e da ruoli prestabiliti. Libertà che ha portato a scelte filmiche diverse, nuove, che spesso sono state ritenute inadeguate, errate, appunto imperfette, e che proprio nella loro imperfezione sono riuscite a restituire segni evidenti della differenza femminile.
Il tema centrale, data la sua vastità e ricchezza di spunti, è stato suddiviso in cinque nuclei tematici. Nel primo, “Esistenze imperfette. Biografie e autobiografie femminili”, vengono analizzate alcune biografie realizzate attraverso il racconto filmico, come le pellicole su Alda Merini di Antonietta De Lillo indagate da Bernadette Luciano.
Di imperfezione materiale, fisica, tratta la seconda sezione, “Misura e dismisura. Il corpo, il volto, la voce”: dalle soluzioni estreme di chirurgia plastica praticata dalle adolescenti orientali, che mirano a un’idea di perfezione estetica occidentalizzata, allo scempio spettacolarizzato di corpi femminili nel thriller all’italiana.
La terza parte del volume, “Sugli schermi. Rappresentare L’imperfezione”, prende in esame personaggi femminili lontani dagli stereotipi e dai modelli convenzionali. Tra i tanti: le figure di madri costruite da Anna Magnani e analizzate da Chiara Tognolotti e l’imperfezione della Marie Antoinette di Sofia Coppola, evidenziata dall’anacronistica colonna sonora punk, nel contributo di Maria Teresa Soldani.
In “Fuori dal canone”, il quarto nucleo tematico, si approfondisce l’idea di imperfezione come scarto, rottura radicale rispetto ai modelli compiuta da registe come Patrizia Vicinelli, Liliana Cavani e Cecilia Mangini.
La sezione che chiude il volume, “Altre imperfezioni. Immagine elettronica, Tv e performance”, guarda agli altri media come il piccolo schermo, la performance e l’animazione femminile contemporanea, scoprendo in essi il terreno “perfetto” per la sperimentazione e la creazione di linguaggi diversi.
Considerata la natura del tema e la vastità degli spunti e riflessioni possibili, Imperfezioni non intende porsi come volume esaustivo ma come un insieme di sguardi e opinioni differenti, capace di stimolare continuamente nuovi rilanci e far proseguire la riflessione.